Da Gregorio in via delle Moline

 

Gregorio non c’è più. Nelle Moline

il buco sotto il portico dei libri

è in abbandono. Il labile confine

degli equilibri

 

impossibili è in ombra adesso. Vola

il tempo a luoghi senza più contorni

ripetendo ogni singola parola

silente, a giorni

 

senza più età. Nel tacito segreto

la memoria oggi ha un vivido colore

dietro gli occhiali spessi, ha un volto lieto

tra il grigio odore

 

di sigaretta. Tutto, aveva letto

tutto ciò che vendeva. Un buco appena

quel che rimane, ciò che resta stretto

simile a scena

 

vuota. La libreria forse c’è ancora,

ma non ci passo più, retaggio antico

di chi non sono più, di chi ero allora,

d’un Federico

 

già lontano, chissà. L’ombra di un nome,

Gregorio non c’è più. Passa la vita

distratta sotto il portico ed è come

sabbia tra dita.

 

 

Era il mio ultimo esame, storia greca, e non trovavo il manuale. Farsi risme di fotocopie non mi procurava la stessa soddisfazione, tanto più se il libro era ancora in commercio. ne ero sicuro: i cataloghi lo davano ancora disponibile. Nelle librerie dove andavo sempre mi rispondevano che era ormai esaurito. Mi consultai allora con Luca, un amico che già l’aveva dato quell’esame: era pronto a prestarmelo, ma io lo volevo comprare. Mi guardò serafico, credo con comprensione. Anche lui era come me.

«Va’ dal greco», mi suggerì.

«E chi è il greco?», gli chiesi io. In quattro anni di studio matto e disperatissimo non lo avevo mai sentito nominare.

«È il libraio di via delle Moline, Gregorio: se non lo ha lui, non lo ha nessuno. Non ti vende un libro se prima non lo ha letto», mi spiegò compunto.

Avevo ben presente il posto, anche se non ci ero mai andato: mi era un po’ scomodo. Non sapevo che si chiamasse così. Era all’angolo con via Mentana, sotto un buio portichetto sconnesso. Ci andai subito.

entrai, come tanti facevano e avevano fatto prima di me.

«Sto cercando il Musti», gli confidai quasi in segreto, quando fu il mio turno. Gli tacqui che avevo girato inutilmente mezza Bologna: già lo sapeva. 

«Sì, storia greca», replicò Gregorio da dietro le sue spesse lenti da miope, tirando una boccata di sigaretta. Poi si inoltrò in non so quale anfratto.

Tornò con il grosso manuale dalla copertina bianca della Laterza. Naturalmente non gli chiesi se lo avesse letto: era più che evidente la sua familiarità col volume. Luca non si era sbagliato nemmeno quella volta.

Ci ritornai ancora, anche solo per il gusto di parlare un po’ con lui. Ascoltava spesso musica barocca e questo mi alleviava la fila che si doveva fare. Fuori della vetrina il mondo scorreva indifferente, ma nella libreria di Gregorio il caos si ricomponeva in un ordine perfetto.

Per molto tempo non passai più di là: la vita a volte porta altrove. Ebbi un  colpo al cuore quando seppi che Gregorio, Gregorio Kapsomenos, nel 2011, era mancato. Non era venuta meno solo una parte di me, dei miei ricordi,ma di un mondo e di un’epoca. Compresi che Bologna non sarebbe più stata la stessa. Nemmeno io, del resto, sono più quel Federico. 

 

 

© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

7 commenti

  1. vincenza63 ha detto:

    Un bellissimo ricordo narrato con delicatezza.
    Grazie, Federico.
    Vicky

    Piace a 1 persona

    1. Federico Cinti ha detto:

      Eh, ogni tanto ci penso: penso a Gregorio e a quella sua delicatezza e discrezione. Ci siamo passati tutti da lui e questo lo rende ancora tra noi. L’unico rammarico è che avrei voluto conoscerlo meglio, ma ero troppo giovane: posso dirlo adesso con la consapevolezza della maturità. Ma va bene così: ogni cosa ha il suo tempo.
      Grazie a te, carissima.

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      1. vincenza63 ha detto:

        Hai proprio ragione.
        Buona serata!

        Piace a 1 persona

      2. Federico Cinti ha detto:

        Buona serata a te e grazie di tutto!

        Piace a 1 persona

    2. Federico Cinti ha detto:

      Non dimenticherò mai Gregorio. Come ho detto, ci ero andato quasi per caso, sempre ammesso il caso esista. L’unico rammarico, oggi, è di non averlo frequentato di più; ma all’epoca ero molto giovane. La maturità mi consente oggi di fare cose che all’epoca non mi sognavo nemmeno. Mi accontento di raccogliere i frammenti di quella Bologna che scolora, ma che pure rimane come patrimonio comune di tutti noi.
      Grazie a te, carissima Vincenza.

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  2. Rosanna Minei ha detto:

    Uno spaccato quasi di altri tempi, sebbene non siano passati poi tanti anni. La chiusura di una libreria è sempre un fallimento per la cultura. Ultimamente troppo spesso e in troppe città si assiste a questo triste spettacolo…
    Stupendi i versi in memoria di Gregorio e i dialoghi della prosa. Verrebbe quasi da sceneggiarla…

    Piace a 1 persona

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