In questo giorno – all’Ingegnere

 

Attardarsi sul limite. Nebbiose

lontananze nell’anima, un sussurro,

una voce insondabile tra cose

chiare d’azzurro.

 

Antichi sogni. Lieve nostalgia

muta per l’aria, nel silenzio assorto

appare ciò che fu. Lungo la via

noia e sconforto.

 

Trema un sibilo d’ala. Scuote il vento

emozioni d’un attimo. Oltre il velo

chimere d’una vita, lo sgomento

che chiama al cielo.

 

Hanno gli alberi un fragile torpore

in sé. Tutto fu già, tutto è ritorno

nell’oblio di quest’essere incolore,

in questo giorno.

 

 

Nascere in autunno, in particolare in questo giorno, mi pare un privilegio. In altre epoche della mia vita non mi avrebbe mai sfiorato nemmeno l’idea di pensarlo. Si cambia, è necessario, e pure con un insano gusto per la metamorfosi, tutto qui: la coerenza non è sempre una virtù e soprattutto non lo è relativamente a certe questioni. Anche perché, bisognerà pure ammetterlo, il tempo è un congegno strano. Ero quasi tentato di lanciarmi su «ordigno», ma poi mi sarebbe sembrato di scadere nel ghiribizzo della citazione, da Dante in su o in giù. Sì, proprio il sommo vate, perché impiega questo termine per dare una visione d’insieme di Malebolge, «di cui suo loco dicerò l’ordigno» (Inf. XVIII 6). Probabilmente ordo gli sarà risultato troppo neutro, troppo poco diabolico intendo, anche se è vero che «l’occhialuto uomo […] inventa gli ordigni del suo corpo» (I. Svevo, La coscienza di Zeno). Niente di più, non volevo esagerare. Forse è la malinconia autunnale, una rivisitazione della noia leopardiana. Del resto, anche io ho l’impressione «che per tutto nel mondo è novembre» (G. Carducci, Alla stazione in una mattina d’autunno, 56), in uno spleen tutto nostro, tutto bolognese, «in un tedio che dura infinito» (v. 60).

Eppure, il mio amico Ingegnere è nato proprio a novembre, in particolare in questo giorno. Me lo ripete sempre, con una certa aria di superiorità: «Tu sei molto più vecchio di me». Ed è vero, purtroppo. Così, nel mio posticino solito, sul lato corto del tavolo della sua cucina, mi stringo nelle spalle e annuisco. Perché sì, è la verità. Poi, lo guardo dritto, pure un po’ dispiaciuto, e gli confido in tutta sincerità: «Lo so, lo so: sta’ tranquillo, ché te lo scrivo sulla lapide». A quel punto si placa ogni moto di superbia. Oh, io non sono nato a novembre: e che ci posso fare? È «un piacer serbato ai saggi», questo: l’ho già ammesso con rammarico.

Chi glielo va a raccontare, poi, all’Ingegnere del treno? Sì, del «mostro, conscio di sua metallica / anima» (G. Carducci, alla stazione in una mattina d’autunno, 29-30), quello per cui «per tutto nel mondo è novembre»? intendiamoci, non so determinare con esattezza, ma nemmeno Heisenberg ci era riuscito, figuriamoci se ce la posso fare io, i danni irreversibili della scienza e della tecnica. Anche’Ntoni di Padron ’Ntoni non si era rovinato per colpa del treno che lo aveva staccato, povera ostrica inesperta, dallo scoglio di Acitrezza, per portarlo a fare il servizio militare a Napoli? È l’inizio della fine, quando tutto cambia perché nulla cambi. È «la fiumana del progresso», chiamiamola pure così con le parole di Verga: sopraggiunge inaspettata e distrugge un equilibrio secolare, millenario alle volte. Un’ondata più forte sull’arenile e tutto è da rifare perché torni come prima.

Insomma, chi glielo va a spiegare all’Ingegnere che anche Mattia Pascal, quando non era ancora fu, si perde (o si ritrova? Io sono ancora incerto sulla vera risposta) sul treno di ritorno da Montecarlo, con un bel gruzzolo in tasca, in quel di Ventimiglia? Tutto a un tratto, all’improvviso, come per epifania inaspettata, apprende la notizia di essere morto. Già, morto, mica altro, non certo smarrito. Sapere la verità può essere una rivelazione terribile. Io non me la sento. No, non ho il coraggio di parlargli del treno, all’Ingegnere intendo, lui che ci è tanto affezionato. Anche l’avvocato della Carriola esce di testa sul treno, di ritorno da Perugia. E non parliamo di Belluca, nel Treno ha fischiato. Sì, è vero, Pirandello è un po’ una delle mie ossessioni, ma se non ne parlo a un amico di vecchia data, più di cinque lustri, direi quasi sei per esagerare, tanto chi va a controllare?

 

 

 

Sarà per questo che, ultimamente, si è spostato a studiare il trasporto aereo. Già, quegli strani oggetti che violano i cieli, una volta così belli a poterli guardare senza che nessuno ci avesse tracciato rotte così iperboliche. E parlavano di tracotanza a proposito degli Argonauti. Ma oggi, i miti, ditemi voi, chi li legge più? Eppure, parlavano di noi. Ecco, l’Ingegnere mi avrebbe fatto notare che, appunto, «parlavano di noi», mentre ora parlano di un mondo che non esiste più, rottami romantici da archiviare per sempre. Già, perché il laudator temporis acti sono io. Anche questo lo ammetto e lo sottoscrivo pure claris verbis. Gli scheletri li tengo fuori dell’armadio, in bella vista, senz’altra pretesa che mi ricordino chi avrei voluto e non sono stato in grado di essere. Il resto non conta, non ha mai contato. Il mio posticino sul lato corto del tavolo non me lo toglie nessuno. Potrei chiamarlo il mio posticino al sole, se non guardasse di sbieco la terrazza che dà sul cavedio interno, multietnica tavolozza variopinta.

In questo giorno, come «aus nebliger Ferne», per riprendere le parole di Sisi, «dalle nebbiose lontananze», guizza qualche pensiero, simile a «un’ombra errante / con sopra il capo un largo fascio» (G. Pascoli, Nella nebbia, 19-20). Nella nebbia, mare senza onde, in cui gli alberi sottili si confondono, come ciò che sappiamo, come ciò che vediamo e sentiamo. È questo il mare della conoscenza, perché in fondo sapere è non sapere. L’Ingegnere lo sa, forse anche più e meglio di me, che «il sogno è l’infinita ombra del vero» (G. Pascoli, Alexandros, II 20). Così, insieme, ci si inoltra in questa foresta di simboli viventi, che è il mondo, anche interiore.

 

 

 

© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

11 commenti

  1. Sono circondato da persone care nate in questo mese.
    Bello il pezzo

    Piace a 1 persona

    1. Federico Cinti ha detto:

      Beh, allegro, allora auguri pure a loro, ai tuoi cari intendo!
      Grazie poi del tuo giudizio: ogni tanto mi piace spaziare (e mi sono pure contenuto!).
      Ciao e buona domenica…

      "Mi piace"

  2. flowerlily00 ha detto:

    Molto bello. Credo che nascere in questa stagione offra delle potenzialità soprattutto a livello introspettivo. E’ il momento adatto a riflettere, a “seminare” e progettare. Ci vuole una certa profondità a riscoprire certi doni.

    Piace a 1 persona

    1. Federico Cinti ha detto:

      Sì, vero, è la stagione della semina. Non a caso è proprio in questi mesi che si resta in attesa nel silenzio meditabondo che qualche cosa accada.
      Grazie di queste tue considerazioni, che mi permettono di riflettere ancora di più su questo novembre così malinconico e così profondo.

      Piace a 1 persona

      1. flowerlily00 ha detto:

        Grazie a te, le tue parole sono arrivate fin dentro al cuore e mi è piaciuto veramente tanto il tuo articolo 🙂

        Piace a 1 persona

      2. Federico Cinti ha detto:

        Condividere ciò che siamo e ciò che pensiamo credo sia uno dei doni maggiori che questa dimensione sociale del web ci regala! Sono veramente lieto di aver trovato tanti amici appassionati come me di letteratura, di poesia e, in ultima analisi, della vita al punto di desiderare di raccontarla agli altri!
        Un saluto di cuore e un abbraccione!

        Piace a 1 persona

      3. flowerlily00 ha detto:

        Hai perfettamente ragione, questa piattaforma offre la possibilità di incontrare tante belle anime sensibili e profonde. Sono felicissima delle conoscenze che sto facendo, è veramente un bel mondo 🙂
        Un abbraccio anche a te e grazie di cuore per questo bel confronto 🙂

        Piace a 1 persona

  3. vittynablog ha detto:

    Credo di amare Novembre più do ogni altro mese. Perchè siamo solo all’inizio della stagopne fredda, e perchè è molto lontano dall’estate . In più è anche il mese in cui è nato mio marito, quindi come potrei non marlo?? In quanto all’immagine del treno che attraversa un meraviglioso bosco autunnale, ecco, potrei viverci….adoro il viaggio, non m’importa la meta, purchè si viaggi e in treno!!!! Complimenti per lo scritto e le belle citazioni. Buona domenica! 🙂

    Piace a 1 persona

    1. Federico Cinti ha detto:

      In effetti, novembre è un mese quasi incantato, pieno di suggestini sensoriali ed emotive. Per questo la letteratura, e l’arte in generale, ci si sofferma particolarmente.
      Quel che mi dici sul viaggio è proprio il pensiero di Sisi, che amava il viaggio in quanto tale, senza darsi pensiero della meta. Io non amo molto il viaggio, ma solo perché non mi piace la partenza. Ecco, diciamo che dovrei essere in un viaggio permanente e allora sì che ne godrei. In fondo, vedi, è quello che dici tu.
      Sono contento che l’apparato di citazioni serva a creare un’atmosfera. A me serve tanto la letteratura, come una sorta di specchio in cui ritrovarsi e smarrirsi.
      a questo punto, poi, auguri a tuo marito!

      Piace a 1 persona

      1. vittynablog ha detto:

        Grazie per questa bellissima risposta ❤

        Piace a 1 persona

      2. Federico Cinti ha detto:

        Ma grazie di cuore a te!

        Piace a 1 persona

Lascia un commento

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...