Un palpito lontano

 

Rara felicità: tra lo spiraglio

opaco dell’autunno anela un raggio

buono di sole. Insolito l’abbaglio,

ennesima dolcezza di miraggio.

 

Ricomincia la via, riprende il viaggio

tra le incertezze di un perenne sbaglio.

Attesa (o solitudine?) il passaggio

rapido della soglia, ultimo vaglio

 

in vista d’un sorriso. Nulla è invano.

Tutto sa di vissuto, di passato,

oscillante inquietudine presente.

 

Resta ciò che si vuole, che si sente

nell’anima, un pensiero ritrovato

ancora vivo, un palpito lontano.

 

 

Davvero un palpito di sole «che fa tremar di chiaritate l’âre» (G. Cavalcanti, Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, 2), lontano, chissà dove. e l’anima ricomincia a respirare, a sperare, in modo naturale, «come calore in clarità di foco» (G. Guinizelli, Al cor gentil rempaira sempre amore, 10). Nulla è invano, in un’attesa che si fa condizione esistenziale, giusto distacco dall’effimero e dal transeunte. Perché, in fondo, bisognerà pure ammetterlo che «era miglior pensiero / ristare, non guardare oltre, sognare: // il sogno è l’infinita ombra del vero» (G. Pascoli, Alexandros, II 18-20). Ed è forse così, quando ci si trova – o ci si ritrova – all’inizio della fine, quando il penultimo mese sta per cedere all’incanto del Sol invictus, altra luce, unica luce, vera luce che ci è dato di fissare senza annichilire.

 

 

 

Si riparte, qualsiasi sia il luogo in cui ci si è fermati. La digressione è finita, l’excursus ci ha arricchito, nonostante la fatica, «quamquam ad hunc locum perventum est» (Gaio Giulio Cesare, De bello Gallico, VI 11): se non si perde tempo, non s’arriva da alcuna parte. In questo raggio eccentrico naufraga il pensiero, dolce mare di una ricerca inesausta. La mano è tesa a percorrere nuove strade. Ciò che è stato conta solo se ne riconosciamo il valore: «eppur mi giova / la ricordanza e il noverar l’etate / del mio dolore» (G. Leopardi, Alla luna, 10-12).

Si è tutti sulla via, si è tutti in viaggio, fino all’ultimo giorno. Tutto quello che è nostro è assieme a noi, oggi forse ancora più che in altri tempi. Ci si squaderna innanzi il volume nel suo profondo: «e quel libro era antico. Eccolo: aperto / sembra che ascolti il tarlo che lavora» (G. Pascoli, Il libro, I 5-6). Oggi ha il volto ridente di chi guarda, di chi ci si specchia, quasi senza accorgersene. Oggi è sempre con noi, sulla soglia dei liquidi cristalli. Oltre di noi o dentro di noi? Palpita quella luce, spiraglio tra le nuvole, tra i gorghi di un labirinto selvaggio. Per non perdersi è fondamentale non rimanere soli con se stessi, col proprio ego. Ecco, quindi, la luce che viene dall’alto e che ci salva, in primis dalla nostra solitudine.

Il resto sono solo chiacchiere, dibattito sul nulla e dintorni. La soglia è varcata, è vagliata. La mano è tesa e non siamo più soli: nessuno basta a se stesso, non può bastare a se stesso. Anche la comunicazione è non altro che mettere in comune ciò che siamo e che vogliamo con gli altri. A questa luce ci ritroviamo e troviamo di nuovo. Il percorso è segnato, procede anche attraverso l’erranza solita che ci contraddistingue. Ma proprio le strade laterali ci scoprono mondi e ci riportano a casa, la nostra vera casa. Le due parti del cuore spezzato, antichi symbola di un’unità ideale, si ricompongono in una misteriosa fusione.

 

 

 

© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

17 commenti

  1. Ilquaderninodipaola,Paola Pioletti ha detto:

    Che scritto stupendo… tutti in cammino è vero

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Non bisogna stancarsi mai di procedere, fino all’ultimo istante, perché c’è sempre qualche cosa che ci stupisce in questo percorso che è la vita!

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      1. Ilquaderninodipaola,Paola Pioletti ha detto:

        Verissimo!!!

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  2. vittynablog ha detto:

    Sono molto belle queste parole, e la descrizione del contenuto dei versi del Pascoli, entra drittà nel cuore! Mi piacerebbe sentirmi così in mezzo agli altri, in questo cammino, anzi, viaggio della Vita! Ma dall’avvento del Covid, mi sento molto più sola. Evito le folle.Il mio lavoro è stato interrotto, la vita sociale si è molto ridotta rispetto a prima della pandemia. Se inizialmente restare a casa, vedere meno gente, mi pesava non poco. Ora la casa mi fa sentire protetta. Esco si col mio cane, facciamo lunghe passeggiate, vengono da noi gli amici di sempre. Ma evito le uscite che non hanno uno scopo preciso.

    Ecco, in questo momento mi sentirei più vicina ai versi di Quasimodo

    Ed è subito sera

    Ognuno sta solo sul cuore della terra
    trafitto da un raggio di sole:
    ed è subito sera.

    Perchè tutto sta accadendo in maniera molto veloce. Questo virus c’ha tolto il prima e il dopo. La vita di prima non esiste più, il dopo non lo conosciamo, restiamo imprigionati in questo presente per niente rassicurante e per niente sicuro.

    Per fortuna ci sono i libri che ci possono far volare in mondi diversi.

    Ho iniziato a leggere Germinale di Emile Zola, mi sto immergendo in una Francia di fine 1800, in piena rivoluzione industriale. Per ora mi piace e mi piace come i personaggi dei lavoratori, minatori, sono tratteggiati.

    Ti ringrazio di avermi consigliato di rileggere Zola con un occhio più adulto, sto’ scoprendo uno scrittore diverso.

    Ancora complimenti per il bellissimo saggio che hai scritto e buonissima serata! 🙂

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Carissima, ammetto che Pascoli è il mio autore. Non so, ha una forza e uno stile che li sento particolarmente congeniali a me. Per questo tendo a citarlo o ricordarlo spesso. Sono contento che faccia risuonare pure le tue corde. E non posso che convenire con te che con questa pandemia ci si è ritrovati tutti davanti a noi stessi, davanti allo specchio a cristalli liquidi (cellulare o monitor del computer poco rileva), a rifletterci e a riflettere. Siamo sulla soglia, non c’è che dire. Ma il nostro viaggio continua: la letteratura è la nostra scialuppa di salvataggio anche in questo mare di connessioni, alle volte un po’ speciose è vero, ma pur sempre fluttuanti al punto che usiamo la metafora della «navigazione». Se poi sia «dolce» il naufragare «in questo mare» direi sia soggettivo.
      Capisco pure le tue passeggiate, chissà dove, chissà come; eppure, anche in questo caso, l’apparente vagabondare porta alla riflessione su noi stessi e sulla fugacità del tempo, come canta Quasimodo. Eh, che grande poeta!
      Siamo nel bel mezzo di un cambio epocale, questo sì. La letteratura ci aiuta a decifrare e a decriptare il flusso in cui siamo immersi, anche un autore come Emile Zola. sono contento tu lo abbia ripreso: secondo me ti darà notevoli soddisfazioni. Perché, vedi, i libri sono come il fiume di Eraclito in cui non ci si bagna mai due volte. Ed è così perché siamo noi a cambiare, non il fiume!
      Bene, forse ti ho annoiato anche troppo, ma sono contento di questo bel dialogo e di questo proficuo confronto.
      Buon pomeriggio anche a te e grazie sempre delle tue parole!

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      1. vittynablog ha detto:

        Anch’io Federico amo molto il Pascoli. Anche perchè dal 1887 al 1894 ha insegnato Latino e Greco al liceo classico Niccolini ( ora Niccolini Palli ) di Livorno. Ed è proprio in quel periodo che iniziò a scrivere la raccolta di poesie Myricae, ed è sempre a Livorno che nel 1905 fu stampata un’edizione di quel libro da Raffaello Giusti. Ci sono delle poesie dedicate al periodo di Livorno dove parla del nostro mare. Per esempio ” Conte Ugolino ”

        ” Ero all’Ardenza, sopra la rotonda
        dei bagni, e so che lunga ora guardai
        un correre, nell’acqua, onda su onda,

        di lampi d’oro. E alcuno parlò: «Sai?»
        (era il Mare, in un suo grave anelare)
        «io vado sempre e non avanzo mai». ”

        Ovviamente la conoscerai è molto lunga e Parla di Dante e il conte Ugolino.

        Ma L’ardenza e la rotonda sono luoghi del nostro lungomare!

        Ha decantato anche il giardino di una casa di via Micali ( anche mio padre abitò in una di quelle palazzine dove nell’interno c’era un bellissimo giardino ) dedicandola al padrone di casa,l’avvocato Mario Racah che gliela aveva affittata) la poesia si intitola ” Il Parco ”

        Anche la poesia ” Il Pesco” fu scritta a Livorno e dedicata ad un amico, Adolfo Cipriani, che lo aveva aiutato nell’acquisto di alcuni mobili.

        E il nostro musicista Pietro Mascagni musicò ” Sera D’Ottobre” che il poeta aveva scritto per celebrare le nozze ad Adriana dei Conti
        de Larder una nostra concittadina.

        Tutti i testi funebri del libro Myricae sono livornesi.

        Come vedi è impossibile per me non amare questo poeta! E in quel liceo ha studiato pure mia figlia. Ovviamente in epoca molto recente, però il liceo è lo stesso ed è un vanto per la nostra Livorno!!!

        Ho sempre avuto una vita molto attiva, fra il lavoro , seguivo ragazzi Down, facevo volontariato con la Caritas. facevo parte del coro della chiesa. Ma l’arrivo del Covid ha cancellato tutto. Persino il lavoro che tanto amavo. Aiutare quei ragazzi meravigliosi a muoversi sicuri nel mondo mi riempiva il cuore di grande gioia. Ora questa scuola è stata spostata a Calci, nella casa madre. Io non mi sono potuta trasferire quindi niente lavoro!

        Il mio mondo me lo devo ricostruire. Ma non è facile, perchè non sono la stessa persona di qualche anno fa. Ora ho timore di tutto!!!!

        Comunque le tue parole mi sono state di grande aiuto. Mi hanno dato la speranza per guardare avanti. Grazie, grazie davvero!!! Buona serata Federico 🙂

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      2. Federico Cinti ha detto:

        Qualche anno fa ho pubblicato un commento alle «Myricae»: leggendo i versi che citavi ha risuonato ben più di una corda in me! Pascoli non riesco a togliermelo dal cuore né ovviamente voglio.
        A Bologna gli hanno dedicato, all’università, un’aula, ma non vale la sua grandezza. Eh, che vuoi mai? All’ombra del maestro Carducci.. anche la strada che gli hanno dedicato non è un granché; però, mi piace passarci ogni tanto.
        Conosco bene pure il «Conte Ugolino».
        Ad aprile sono andato a Castagneto Carducci a ritirare un premio che avevo vinto e, quando il mio amico che mi accompagnava mi ha detto che eravamo a Donoratico, il pensiero è andato subito al conte della Gherardesca. Il testo della mia poesia vincitrice l’ho postato:
        https://federicocinti.home.blog/2021/04/24/primo-premiosezione-b-al-concorso-poetico-versi-doro-al-ss-crocifisso/
        Anch’io poi canto nel coro della nostra parrocchia: mi piace molto. durante la clausura dell’anno scorso mi è mancato molto, ma appena abbiamo potuto si è ripreso. Ero andato a Castagneto Carducci proprio col direttore del nostro coro.
        La tua attività con i ragazzi è veramente lodevole, soprattutto se penso che quell’età è particolare e tempestosa per tutti. Spero tu possa riprenderla.
        MI accorgo di essere sempre troppo prolisso. Scusa il troppo e il vano!
        Grazie ancora e buona serata a te!

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  3. vittynablog ha detto:

    Ma no, cosa dici ” Troppo e Vano””! assolutamente è una meravigliosa boccata di ossigeno leggerti. Abiamo bisogno in questo mondo sempre più scortese, di parole colte, di frasi e citazioni della nostra bellissima letteratura che ci ricorda che la bellezza del sapere ci aiuta a vivere meglio. Quando ti leggo mi rassereno. Mi dico che finchè ci sono persone che pensano e scrivono come te , per il nostro mondo c’è ancora speranza. Anche perchè sono certa che stai trasmettendo i tuoi valori ai tuoi alunni che simboleggiano il futuro. Un buon futuro, grazie a te!!!!

    Complimenti per la sdtupenda poesia dedicata alla passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Premio più che meritato! Sono davvero onorata di questo cambio di parole che ho con te. Grazie ancora per la tua disponibilità.

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Carissima, allora ti ringrazio! al di là di tutto, credo che la rete offra molte occasioni di condividere. Se si fa con sinceità, allora è proprio uno specchio dell’anima. Provo a essere così pure con i miei poveri studenti, che mi ascoltano mettere in scena le mie passioni letterarie più recondite.
      Ti ringrazio pure dei complimenti per i versi sulla Passione: non ti nego, infatti, di esserne molto soddisfatto. Poi, si sa, tutto è perfettibile.
      Ciao e buona giornata!

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  4. vittynablog ha detto:

    Grazie Federico, buonissima giornata anche a te!!! 🙂

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Ricambio di cuore! Scusami, ma ero rimasto un po’ indietro nelle risposte. Ormai si è fatta sera…

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  5. Dora Millaci ha detto:

    Buongiorno, perdona la mia ignoranza benché ami Pascoli. La poesia scritta qui sopra, è tua? È molto bella e vorrei farla declamare ai colleghi nella prossima puntata Radio che si svolgerà tra 10/15gg massimo. Fammi sapere a breve, Grazie e buona giornata ^_^

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Carissima, sì, la poesia in apertura di post è mia e sono molto lieto che ti sia piaciuta al punto di proporla come lettura radio! Attendo con molta curiosità di sentirla… tienimi aggiornato!
      Ciao e buona giornata.

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      1. Dora Millaci ha detto:

        wowww, perfetto. Copio subito tutto, compreso il tuo nome. Così con i colleghi prepariamo la puntata con calma. Aspetto ancora un paio di risposte. Buona giornata ^_^

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      2. Federico Cinti ha detto:

        Perfetto! Se puoi, tienimi aggiornato! Ciao e a presto…

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      3. Dora Millaci ha detto:

        Certamente, lo faccio con tutti coloro che aderiscono. Grazie e buon pomeriggio ^_^

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