Magmatico mosaico, ritrovarsi
a un tratto altrove, sulla via smarrita,
riscoperta per sbaglio tra gli sparsi
cocci senza più età di un’altra vita.
Era il fluttuare instabile del giorno
tra vane verità scritte nel vento
ubriaco di sole, era il ritorno
languido dopo l’ultimo tormento.
La pagina si fa di nuovo bianca
innanzi agli occhi increduli di neve:
ci si rivede, un altro ci si affianca,
immagine d’immagine più lieve.
Chi si è, chi non si è più? Nel nuovo il vecchio,
essere dentro l’essere lontano.
Rimane imperscrutabile lo specchio
oasi nel tempo, refrigerio vano.
tutto era pronto per andare in scena, oggi, 3 gennaio, a casa dell’Ingegnere. Anch’io ero pronto, da vecchio giullare, a rievocare il compleanno di Cicerone. Lo faccio non dico da sempre, ma dacché ci si conosce sì. Ed è trascorso ben più di un quarto di secolo. Me lo ha ricordato lui, l’Ingegnere intendo, la notte dell’anno. io inseguivo, come di consueto, le mie divagazioni letterarie. Quel ricordo mi ha fatto trasalire, simile all’incauto Morvàn che «un dì trasecolò nella boscaglia» (G. Pascoli, Breus, I 2). Il tempo si era annullato, d’un tratto, chissà. Oppure c’eravamo annullati noi nel tempo, capricciosa variabile come è. Iniziava il ventisettesimo anno, che è poi questo appena iniziato. Rimasi come sospeso, come Oreste i cui «occhi gli andavano lì, a quello strappo», quell’Oreste che «insomma, diventava Amleto» (L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal). Fissavo pure io «quel buco nel cielo di carta», senza pretese amletiche ovviamente, quasi incredulo.
Ero pronto a sedermi nel mio posticino, sul lato corto del tavolo, all’ingresso della cucina quadrata. di sicuro l’avrei ascoltato nelle sue divagazioni storiche, quasi centenarie. Il tono oracolare gli si confà particolarmente, nulla da eccepire. Eppure, è figlio del mondo del pressappoco anch’egli, come me, più che dell’universo della precisione. Perché siamo consapevoli entrambi che l’oggettività non esiste, checché ne dicano. Mi siede di fianco, a volte parlandomi sottovoce, come dovesse rivelarmi un grande segreto. Lo ascolto con reverenza filiale, anche se è poi nato qualche mese dopo di me. Non importa. Da tempo ormai ho compreso che solo chi riesce a vedersi da fuori ha qualche speranza di carpire un pur minimo brandello di senso. Altre volte, invece, conciona ex cathedra, consapevole di affermare il principio su cui poggia il panta rhei. Su quell’immaginario palcoscenico rimugino, tra me, il famoso verso: «Soffri e sii grande: il tuo destino è questo» (A. Manzoni, Adelchi, III, I,). Recitiamo, tutto qui, e in quel mentre mi capita di astrarmi da me, «come quei che con lena affannata, / uscito fuor del pelago a la riva, / si volge a l’acqua perigliosa e guata» (Inf. I 22-24), mi capita insomma di vedermi.
tutto era pronto, certo. O meglio sarebbe stato, perché ogni volta si finisce a recitare a soggetto. Perché si cambia, è innegabile, di volta in volta, di anno in anno. E succede pure di vedere le cose in modo diverso e, dovremmo pure ammetterlo, in quelle cose ci siamo pure noi. Sì, proprio così: ci pare di non essere più noi, quelli di prima, come se un giorno ci fossimo guardati allo specchio senza riconoscerci. Se mai ci siamo conosciuti veramente, è ovvio. Secondo la profezia, per giungere a venerabili età, non bisognerebbe conoscersi. Non bisognerebbe, in ultima analisi, avere il privilegio di vedersi, lungo la linea di demarcazione che genera il distacco, per cui si passa dal riso alla commozione, da fuori. È così che, pur restando sempre noi, siamo sempre diversi. E mi sento diverso io in primis, senza che altri vengano a dirmelo. Oddio, se devo essere sincero, l’Ingegnere lo trovo sempre uguale: del resto, lo vedo da fuori e – credo – lo conosco bene. So che attendeva il mio affondo su Cicerone, il genio incontrastato della parola. Resta pur sempre il suo compleanno, oggi, da quel lontano 106 a.C., quando nacque ad Arpino. Su tutto il resto si ritornerà, ne sono sicuro.
© Federico Cinti
Tutti i diritti riservati
Che articolo meraviglioso che hai scritto versi compresi❣❣❣
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Eh, quest’appuntamento del 3 gennaio è saltato e mi spiace molto. del resto, se si potessero prevedere, che imprevisti sarebbero? A ogni modo, il mio dialogo con l’Ingegnere e con Cicerone in qualche modo si è tenuto lo stesso. Amici, reali e immaginari, non c’è che dire. Ma poi anche Cicerone esiste ancora, è vivo nelle sue pagine eterne. Ogni tanto lo compulso, non solo per dovere professionale, bensì per piacere personale. Scopro sempre qualche cosa, quel «quid pluris» che solo i giganti conservano tra le loro «eterne pagine», per dirla con Manzoni. Insomma, grazie delle tue parole: mi hanno fatto davvero piacere!
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…certo Cicerone esisterà sempre come d3l resto altri grandi della letteratura e della filosofia, continueranno sempre a essere presenti con i loro scritti❣❣❣ Anche questo è il bello di essere d3i grandi che hanno fatto la storia 🥀🥀🥀
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Già, forse è anche questo che mi affascina tanto, oltre al fatto che, ogni volta che li rileggo, li trovo tremendamente attuali e veri. Chissà se anche per gli altri è così, gli altri lettori intendo. Ma non ci si immerge mai nello stesso fiume due volte: questo l’ho imparato a poco a poco.
Forse la loro grandezza, loro di Cicerone e dei suoi amici, sta appunto in questo, nell’essere per sempre.
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…ben detto ed è anche come sottolineare, che il loro sapere è sempre attuale al passo coi nostri tempi!!!
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E’ proprio questa la potenza dei classici: mentre il giornale di oggi è già vecchio, perché parla di fatti di ieri, i classici, scritti magari duemila anni fa, come i testi di Cicerone, parlano a noi di noi oggi!
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Comunque, mi sembra che tu Cicerone oggi l’abbia ben ricordato!!! Non è stato dimenticato il suo compleanno!!! A lui questo avrebbe fatto molto piacere, perchè
credeva molto nell’amicizia…tanto da scriverci un interessante saggio.
A tal proposito scriveva :” Sono però d’avviso anzitutto che non può esserci amicizia se non tra i buoni ”
E questo mi pare ci sia eccome fra te e e l’Ingegnere.
E’ tutto molto bello quello che hai scritto, poetico e malinconico. Ma così pieno di sentimento che riempie l’anima soltanto a leggerlo.
Cicerone è stato ben ricordato qua sulle tue pagine virtuali, rendendo partecipi a questa festa, tutti coloro che si sono fermati a leggerti. E mi onora sapere che anch’io oggi ho potuto festeggiare il grande oratore che tanto ammiro.
Grazie Federico per il coinvolgimento di questa importante festa!!! 🙂
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In efetti, in qualche modo, si è dato luogo alla festa, nonostante il contrattempo che non ha reso possibile l’incontro cui, potremmo quasi dire, si sono riuniti a simposio tanti illustri letterati. L’Ingegnere ne è stato molto lieto: l’amicizia tra buoni, sempre ammesso io lo sia, è inevitabile. goethe parlava di ‘affinità elettive’, come quelle degli elementi chimici, e credo si debba estendere pure all’amicizia, come sosteneva Lucy Maud Montgomery, quando parlava di «spiriti affini» nella serie di «Anna dai capelli rossi». Insomma, ci si trova, pian piano. Cicerone ci ha fatto da lampadoforo, come nell’immagine del Virgilio purgatoriale. Ma tant’è: il rito è tale perché si perpetua d’anno in anno. In qualche modo ci si è riusciti, in un non luogo e in un non tempo, nel web. Ma c’è poi diferenza tra una pagina bianca e la rete? Mi pare di no: la scrittura salva dall’oblio e perpetua, fuori del tempo e fuori dello spazio. Per questo sono lieto d’averti lasciato qualche cosa in termini non solo letterari, bensì soprattutto umani. E così ti auguro un’ottima giornata e a presto leggerci, scriverci e confrontarci!
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A presto carissimo amico, e grazie!!!
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Ma grazie sempre a te di questi momenti così intensi di scambio!
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peccato che l’incontro sia saltato, ma in questo bel post hai saputo onorare bene la memoria di Cicerone e non solo…
Buona serata Federico 🙂
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Cicerone era con noi comunque, nel fatto stesso di averlo ricordato. Già, perché poi tra di noi lo abbiamo fatto davvero! Ogni anno è così: in alcune date scatta qualche cosa. Oh, è più forte di noi! La memoria è un congegno strano, non c’è che dire!
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