Sogno di sogni, immagine lontana
tra le ombre. Tengo il filo di un ricordo,
ennesimo saluto. S’addipana
fra le dita. Rimasto qui, sul bordo,
attendo un segno. Nel silenzio sordo
nulla pare. La via diventa vana,
orma dopo orma. Eppure, non demordo:
odo un sibilo. Il tuo? L’ansia risana.
Ride il tuo riso il giorno. Esile un raggio
lambisce il vento fresco del mattino.
Apre l’occhio ceruleo all’infinito
nel prato il cielo. Nulla si è smarrito.
Dall’anima un singulto. Quel cammino
insieme non finì, prosegue il viaggio.
Tu rideresti, lo so. anzi, ti sento proprio prendermi in giro. Queste derive romantiche – così le definivi – non ti erano molto congeniali. Almeno a parole. Sì, perché in fondo ti facevano piacere: vellicavano il tuo amor proprio. Non che tu fossi un narcisista; anzi, tutt’altro. dico solo che sentirsi apprezzati è bello, anche se mette un po’ a disagio. Ma vuoi che non lo sappia? Anche a me succede, quando qualcuno per mia somma delizia e profondissima disgrazia mi fa qualche complimento. Non amavi esternare troppo. Non era un delitto. Chissà, forse era addirittura un pregio: dimostrare ciò che si prova non semplicemente a parole, ma con la vita, credimi, non è da tutti.
Anche avere la fortuna di averti come amico non è da tutti. Lo ammetto con umile orgoglio, soprattutto oggi che è il tuo giorno. Molte volte mi rispecchio in te, nel senso che mi ritrovo non solo in quel che mi dicevi, bensì soprattutto in quel che facevi. Ci sono arrivato dopo, da solo. Questo mi resta più di tante altre cose che pure, nei due anni dacché ci hai lasciato, ho tentato di non dimenticare. Non siamo in ciò che diciamo, bensì in quel che non diciamo, perché le parole hanno un’ombra. Solo chi riesce a vedere l’invisibile possiede il significato ultimo delle cose. Tu ci riuscivi benissimo. Io non lo so, ma mi avresti senza dubbio consigliato di svestire i panni cattedratici. Sai che mi dava fastidio e così affondavi il dito nella piaga. Ma tant’è: qualcuno lo doveva pur fare: era uno dei tuoi tanti sproni.
Adesso anch’io ripeto che «avevamo studiato per l’aldilà / un fischio, un segno di riconoscimento» (E. Montale, Avevamo studiato per l’aldilà, 1-2). Ti ho sempre detto che i poeti parlano non solo di noi, ma per noi. Era un motto che avevi fatto tuo. Forse per rispetto a me, che tante volte provavo a dedicarti qualche poesia, come oggi, che è il tuo giorno. So che l’aspettavi. Ah, certo, non da te: amici me lo hanno detto. Alle volte strapparti una parola era arduo, soprattutto se si aveva bisogno di una risposta a un dubbio inestricabile. Lì per lì non capivo quasi mai il tuo ragionamento. Era come se rivelassi un segmento del tuo pensiero, senza il prima né il poi. Occorreva ricostruire la via tortuosa che portava, se portava, alla soluzione. Già, perché – e anche questo ci ho messo un po’ a comprenderlo – le risposte che cercavo le avevo già e tu mi aiutavi solo a farle riemergere.
Adesso è un po’ più faticoso, adesso intendo che sono io a tenere in mano il «filo» che «s’addipana» (E. Montale, La casa dei doganieri, 11). Siamo tutti in un labirinto: questa è la verità e la memoria non è sempre un filo attendibile. Saperti qui in alcuni momenti mi basta. O mi basterebbe, se ti sapessi ancora a Savigno, col gatto sulla poltrona e le starne che ripetono quel verso che tanto ti faceva trasalire, soprattutto quando la primavera era in rigoglio. Nel tuo giorno appunto, nel tuo mese, quando tutto ricomincia o mostra che non era finito nulla. Ecco, adesso è così, nella ciclicità del ricordo, dei tempi, delle stagioni. Il viaggio non finisce, finché qualcuno continua a ricordare. E, bada bene, non voglio sembrarti patetico: non lo sopporteresti.
© Federico Cinti
Tutti i diritti riservati
Splendida dedica, buona serata.
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Ti ringrazio veramente di cuore, carissima Silvia!
Stefano era un amico più che fraterno. Oggi avrebbe compiuto gli anni.
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si capiva 🙂
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Grazie infinite! Ciao e un abbraccio…
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“Anche avere la fortuna di averti come amico non è da tutti.” Anch’io rivolgo queste parole a te, caro Federico.
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Carissimo, mi fai arrossire, ma mi fa’ anche tanto piacere leggere queste tue parole! Che dirti se non grazie di cuore! E allora davvero grazie…
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Grazie a te per la risposta! Colgo l’occasione per dirti che ho appena pubblicato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂
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Carissimo, ma grazie a te della segnalazione. HO trovato il tuo articolo molto interessante.
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Mi fa molto piacere che tu l’abbia apprezzato. Buona serata! 🙂
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È splendido che un amico ci ricordi così!
Possa Stefano riposare in pace, che gatto imperiale, io li adoro!
Un caro saluto 👋
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In effetti, la poesia ha il potere di eternare chi canta e chi è cantato. Ricordare un amico è non dimenticarlo mai e far sì che pure gli altri ne mantengano memoria.
Per i gatti, sì, il suo era splendido. Anzi, è una gatta, di nome Bella…
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Hai perfettamente ragione.
Bella di nome e di fatto.
La mia prima gatta si chiamava Giuditta, bella come il sole….
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Ah, il nome glielo aveva dato Stefano. Pensa che prima di Bella non aveva avuto altri gatti. Se ne era innamorato.
Capisco il tuo attaccamento ai gatti: sono creature straordinarie.
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Prima di Giuditta anche io non avevo avuto altri gatti, poi ne ho avuto un altro che ho adorato, ho scritto anche dei post.
Da ragazza scrissi un racconto, peccato che non lo trovo più.
È vero sono straordinari i gatti. Non è vero che non si affezionano, certo hanno il loro carattere, ma è giusto sia così.
Sicuramente Bella avrà sofferto tantissimo per la dipartita di Stefano.
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Sì, mi ha detto il figlio che ci ha messo tantissimo ad adattarsi alla nuova casa e poi è rimasta come in una dimensione tutta sua per molto tempo. Povera…
I gatti hanno una loro personalità: occorre entrare nel loro mondo, perché essi entrino nel nostro. Del resto, siamo tutti in una condizione liminale.
Sarebbe bello se tu ritrovassi (o riuscissi a ricostruire) il racconto cui accenni: credo tu lo abbia scritto col cuore, da come ne parli.
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Sì, io scrivo tutto con il cuore, ma credo sia difficile ritrovare quel piccolo racconto purtroppo.
Povera, lo credo bene che non riuscisse ad ambientarsi, i gatti sono padroni dei loro spazi, hanno grande personalità e sono loro a sceglierci. In sostanza, siamo noi ad appartenere a loro e mi sembra anche giusto! Ci regalano così tanto amore e felicità.
Mi piace parlare con te Federico.
Comunque, se dovessi ritrovare quella pagina o riuscire a ricostruirla, che non sarebbe, ahimè, la stessa cosa, sarai il primo a saperlo!
Buona giornata 🌈
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I gatti ci accolgono nel loro universo: non a caso in tante civiltà, a partire dagli Egizi, erano sacri. Del resto, hanno davvero qualche cosa in più. dici bene: ci tengono con loro. Per questo ripeto che mi auguro che tu ritrovi quel racconto: so bene che scrivi col cuore… me ne accorgo! anche a me piace parlare con te.
Ora Bella sta in una nuova casa, non più in campagna, bensì in città. Oltre ad aver perso Stefano, credo abbia perso molto della propria libertà.
Buona serata a te, carissima…
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Grazie carissimo Federico, io so scrivere solo con il cuore e stasera mi sento 💔 triste.
Sì è vero gli antichi Egizi consideravano i gatti delle divinità. Alcuni Faraoni si facevano addirittura seppellire o meglio mummificare con loro.
Provo molta tenerezza per Bella, di nome e di fatto peraltro.
Invece mi ricordo che tu hai una grande passione per Giuseppe Ungaretti o sbaglio?
Ti auguro una buona serata e grazie per le tue bellissime parole….
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Carissima Valy, mi rattrista sapere che sei triste…
Credo che si debba scrivere col cuore, se si vuole lasciare qualche cosa di sé; altrimenti, tutto è vano, tutto è solo esercizio di stile o poco più. Se veramente siamo «docili fibre dell’universo»,tanto per citare Ungaretti, non possiamo che consuonare con il tutto. Sì, Ungaretti mi piace molto, anche se il mio poeta preferito è senza dubbio Pascoli. Sai che anche il poeta di San Mauro ha dedicato una poesia alla gatta?
«Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento».
Ciao e buona giornata…
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Carissimo Federico, sì ieri sera ero triste, avevo ricevuto una notizia un po’ sconfortante, ma ho imparato a ricondurre la tristezza, oggi la testa va meglio e mi accingo a vivere con allegria.
Pascoli piace molto anche a me, feci un tema su di lui alla Maturità.
Comunque mi piace molto la Letteratura, grazie per la poesia bellissima, quando i gatti fanno le fusa è una vera goduria.
Sei davvero tanto gentile e caro.
Grazie e buona giornata…
Tu come stai?
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Carissima, sono lieto tu stia meglio!
Io sto un po’ così, «tra color che son sospesi». Chissà, sarà questo tempo così incerto, anche dal punto di vista atmosferico. Diciamo che ho visto tempi migliori. Ma la letteratura, e la poesia in particolare, aiuta sempre a trovare (o ri-trovare) il bandolo della questione.
Pascoli è proprio il mio poeta e sono contento che anche la sua poesia sulla gatta ti sia piaciuta. Del resto, come sottolinei tu, le fusa dei gatti rappacificano col mondo!
Ciao e a prestissimo…
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Carissimo, mi dispiace molto che ti senta come tra color che son sospesi, mi piace tantissimo Dante, credo che in questo periodo ci sentiamo tutti un po’ così. È proprio per questo che metto gioia in ogni cosa che faccio, del resto è proprio nei momenti difficili che dobbiamo essere ottimisti.
Ormai da tempo, ho scelto di riporre una fiduciosa speranza nel futuro e nella vita!
Buona vita!
Ciao e a prestissimo…
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Grazie di cuore, carissima Valy: le tue parole sono un balsamo. Hai ragione: occorre buttare il cuore oltre l’ostacolo.
Anche a me Dante comunica sempre molto:a scuola non mi stanco di leggerlo, per tre anni, con i miei poveri studenti. Che, intendiamoci, alla fine s’affezionano anche al caro ghibellin fuggiasco, per dirla con Foscolo.
Ho scritto pure un articoletto sul rapporto tra Dante e Cavalcanti. speriamo che esca in fretta, così posso mandartelo!
Grazie del tuo augurio: mi infonde fiducia! A presto…
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Carissimo Federico, fai il Professore, ma che bello!! A me piaceva tanto studiare, mi piace ancora per la verità. Non vedo l’ora di leggere il tuo articolo.
Getta il cuore ❤️ alla sbarra, il corpo seguirà. Se non ricordo male, di Norman Vincent Peale, lessi un suo libro molto bello.
È sempre un piacere parlare con te, buona serata! A presto…
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Sì, carissima Valy, insegno, ovviamente materie letterarie, oltre a dilettarmi di scrittura. Ma questo che te lo dico a fare? Non disdegno tuttavia nemmeno la ricerca ed è il motivo per cui alla scrittura coniugo la ricerca. L’articolo dantesco che ti farò avere è frutto di queste passioni. Proverò certo a gettare il cuore al di là dell’ostacolo, se vuoi della siepe leopardiana.
Anche per me è un piacere poter dialogare con te!
Ti auguro ogni bene e ti dico a prestissimo!
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Carissimo Federico, le materie letterarie sono quelle che preferisco.
Ti auguro di stare bene, grazie di vero cuore per la tua squisita gentilezza!
Il bene chiama il bene, ogni bene a te e a prestissimo!
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Hai ragione, Valy, il bene è contagioso e si amplifica!
Mi ero accorto della tua predilezione per le materie letterarie. Passione condivisa, come sai. Giusto così. Penso sia un modo di rappresentare la vita e se stessi, la letteratura intendo. Come diceva già Vico, la poesia è forma di conoscenza originaria e intuitiva. Chi ama la poesia coglie il mondo.
Buon tutto a te e grazie sempre di cuore!
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Giambattista Vico e i suoi corsi e ricorsi storici, mi fecero fare una lezione i Professori, a ciascuno di noi e amo tanto la poesia, la letteratura e la filosofia, lessi Erich Fromm di mia iniziativa e lo portai agli esami di Maturità.
Peccato che non fui giustamente valorizzata, il membro interno si battè a spada tratta solo per i suoi cocchetti.
Sono trascorsi mille anni, ma è ancora una ferita aperta per me, ci credi?
Il Professore l’ho perdonato, ma fui l’unica con la quale non venne a parlare finiti gli orali. Fu soprattutto questo a farmi male.
L’ho perdonato, ma io ho sempre avuto rispetto per i miei Professori e per i Professori in generale. Al giorno di oggi non deve essere affatto facile riuscire a svolgere questo mestiere.
Sono sicura che tu lo fai egregiamente!
Grazie di cuore a te!!!
Ti auguro tutte le cose più belle.
A presto
Valeria
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Carissima Valeria, diciamo che ci provo. Insegnare non è facile, nel senso che presuppone la capacità – anche etimologica – di lasciare un segno. Non sempre si è all’altezza e non in tutte le situazioni. di solito riesco ad avere un buon rapporto con i miei studenti e questo è la base di ogni possibile crescita. Già, perché come giustamente sostiene seneca, «homines dum docent discunt» (gli uomini mentre insegnano imparano). Ho sempre pensato fosse vero: il sapere non è prerogativa di qualcuno, mentre gli altri sono lì a imparare. Si percorre un percorso insieme che diventa metodo di vita. La passione che ho per la letteratura e la poesia provo a trasmetterla. Qualcuno mi dice che ci riesco, qualcuno dei miei studenti intendo. Questo mi rende molto lieto. ripeto, può essere che io non sia sempre all’altezza, come il professore di cui mi racconti. Certo, tu hai fatto benissimo a portare a scuola le tue passioni, perché questo vale più di ogni altra cosa, più di ogni voto o gratificazione. Spero di non avere troppi preferiti anch’io, anche se è inevitabile che la simpatia faccia capolino ogni tanto. Corsi e ricorsi, certo: forse è il suo bello. Io provo a ridare ciò che a mia volta mi è stato donato. Il senso di tante cose l’ho imparato proprio a scuola, quando ho iniziato a insegnare. Prima credevo di sapere, poi ho capito che fino all’ultimo giorno dc’è da imparare. Le cose tornano e ritornao, ma sempre diversamente: non ci si bagna mai nello stesso fiume, come dice Eraclito. Altrimenti, a che sarebbe servito fare tanta strada?
Parlare con te mi arricchisce, perché mi dispone come allo specchio. Anche di questo ti ringrazio e sono lieto di averti conosciuto, seppure in modo virtuale, attraverso queste mie pagine che parlano poi di me e del mio mondo.
Ancora voglio augurarti tanto bene e tante cose belle. E grazie, ancora grazie!
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Io sono sicura che tu sia molto bravo come insegnante, anche il mio lo era, lo è, adesso è diventato vicepreside della scuola e ha subito una tragedia enorme, ha perso una figlia grande, malata da tempo. Ho sofferto moltissimo quando l’ho saputo. Recentemente ho perso una persona della nostra famiglia e non mi sono ancora ripresa.
Le preferenze le abbiamo tutti, siamo umani, ma quando siamo tenuti, per così dire, a giudicare una prestazione scolastica credo dovremmo essere imparziali, invece nella nostra classe gli insegnanti non lo erano affatto.
Fa parte del cammino, sono rimasta delusa, ma quando ho saputo che sarebbe stato lui il membro interno ho capito come sarebbe andata. Non mi sono sbagliata purtroppo, lo conoscevo, anche se quando mio padre andava a parlarci gli diceva grandi cose di me.
Lo so, sono trascorsi moltissimi anni, ma mi fa ancora male, sicuramente per il modo in cui si sono svolte le cose.
Ti ringrazio Federico, sono davvero contenta anche io di averti conosciuto, a volte in questo modo ci si conosce bene.
Anche io ti auguro il meglio!
Buonanotte ⭐️ grazie, davvero grazie a te!
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Capisco il tuo stato d’animo: s’avverte dal pathos con cui ne parli. Tuttavia, quando parlavo di ‘preferiti’, intendevo dire a livello umano, di pura simpatia non a livello di ‘prestazione scolastica’. Del resto, credo che l’insegnante debba registrare eventi, non dare giudizi: chi è bravo lo resta nonostante tutto il resto. Il tuo, se comprendo bene, è un caso di patente ingiustizia. Ma tant’è. Oggi l’esame di Stato (non più di maturità) è mutato e di parecchio, anche a seguito della pandemia: tutta la commissione è di interni, salvo il presidente, in qualità di garante. In questi ultimi tempi sto condividendo con i miei studenti le mie passioni letterarie e devo dire che si è creato un ottimo clima di sintonia. A chi interessa poco o nulla la letteratura resterà la nostalgia di questi ultimi giorni. Ho preparato per loro pure un regalo, diciamo così, che faccio tutti gli anni. Parlarne qui equivarrebbe a uno spoiler in piena regola. dovrei dirtelo in privato. A ogni modo, se vuoi, ti racconterò.
Adesso mi tuffo nella correzione degli ultimi compiti. Un mio studente mi ha confessato che gli faceva strano consegnarmi l’ultimo compito di quinta. Già, ci avevo pensato pure io. Gli avevo dedicato pure un testo, in modo molto leggero, parlando di Leopardi, visto che si chiama Giacomo.
https://federicocinti.home.blog/2021/12/05/alla-silvia-leopardiana/
A ogni modo, Valeria, si fa tutto. anche parlare con te ha un che di poetico.
Buona e serena giornata!
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