A Stefano – Nel secondo anniversario

 

Sono due anni, Stefano.

Tutto adesso è indicibile memoria,

epifania d’un attimo

fattosi eterno. Amare queste lacrime,

 

avaro il tempo, fragile

nel trovarsi di nuovo lungo il margine

opaco del nostro essere

annichilito. Inutile ogni calcolo.

 

Due anni, soffio rapido

di vita, d’insondabile vertigine.

In questa solitudine,

oggi, il ricordo della tua amicizia.

 

 

Un filo, Stefano, l’amicizia che ancora ci lega, sottile nel silenzio della memoria. Strano, vero, ricordarcelo proprio due anni dopo che ci hai salutati. Era una tiepida mattina di aprile. Dovevamo vederci per un’incombenza burocratica. Eppure, nulla. Mi chiamò Roberto con le lacrime agli occhi e la voce strozzata. Nemmeno io sapevo che cosa dire. Ma che cosa avrei potuto dire? Mi restava la tua voce nelle orecchie: avevamo appena parlato del saggio di Massimo Cacciari sull’umanesimo. Era la nostra ultima scusa per prendere il caffè assieme. Già, il caffè. Mi raccontavi che eri arrivato a prenderne tre alla volta. E pensare che io mi ero ridotto a prendere l’orzo per evitare l’acidità di stomaco. Ci ripenso, sai? ripenso ai nostri caffè letterari in giro per Bologna. quel filo di cui ti parlo sa ancora di quei momenti così preziosi, rubati alla quotidianità. Tutto era sempre accompagnato dal tuo sorriso. Il sorriso dell’amicizia, chiamiamolo pure così.

 

 

In questi giorni esplodeva la primavera, la tua stagione. Amavi i fiori: simboleggiavano la vita, la fine dell’inverno e del freddo. Anch’io non sopporto la brutta stagione. A Savigno era uno spettacolo: davanti a casa tua rinasceva il mondo negli odori, nei colori, nel verso delle starne. Un giorno me ne parlasti entusiasta. All’inizio pensavo tu scherzassi. Le starne? Già, che strano ripensarci oggi, nel giorno del tuo anniversario. Sa di qualche cosa di antico. No, anzi: di perenne. Nella ciclicità del tempo s’annida l’eternità, si manifesta il nostro piccolo io in relazione al divenire nel ciclico ritorno. Tu lo sapevi. Io ho cominciato ad accorgermene a poco a poco e nonostante i miei autori. Dico nonostante, perché la letteratura prende vita dopo che noi abbiamo vissuto e ci siamo riconosciuti in quello specchio. Allora, solo allora prendiamo coscienza di ciò che siamo e di ciò che non siamo più. So che mi stai ascoltando con la sigaretta in mano: nulla è cambiato. Sei al di là del velo che apparentemente ci separa. Ma il nostro dialogo è rimasto inalterato. Parlo solo un po’ più io, ma tu ci sei, ti fai riconoscere. Te lo confesso, perché so bene che cosa succeda nell’altra stanza, al di là del sipario che divide lo spettacolo dalla visione. E di questo ti ringrazio, amico mio.

 

 

 

© Federico Cinti

Tutti i diritti riservati

16 commenti

  1. Stef555 ha detto:

    Un’amicizia che rompe il muro. Non è facile pensare di romperlo razionalmente ma dialogare con chi vi sta dietro è nostra necessità. Ciao

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Sì, è proprio così, come la fune che si sfilaccia, ma resta sempre un filo sottile a mantenere il legame oltre quel velo, quella tenda che sembra separare e invece unisce.
      Grazie delle tue parole!

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Ti ringrazio veramente di cuore: già in altre occasioni ho scritto di e su Stefano. Insomma, veramente le Muse sono figlie di Mnemosyne.

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  2. Viaggiando con Bea ha detto:

    Ciao Federici, ho letto per caso i tuoi pensieri per il tuo amico Stefano. Mi sono commossa sai. Hai esternato ciò che avevi nel cuore in maniera sublime. Tanto hai scritto e non mi sono stancata di leggere anzi andavo avanti rigo dopo rigo. Invidio chi sa scrivere così bene e chi con semplicità riesce a trasmettere i propri sentimenti come hai fatto tu. Un caro saluto Federico e spero di avere il tempo di leggerti ancora.

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Grazie di cuore, carissima Bea: è per me un piacere leggere le tue parole e sapere di essere riuscito a comunicare, ossia a mettere in comune, le mie sensazioni, le mie emozioni e i miei sentimenti. Provo a scrivere senza pensare o, meglio, a trasformare la scrittura in un atto viscerale di pensiero. Mi metto allo specchio, diciamo così, mi guardo e traggo fior da fiore ciò che la mia memoria trattiene, come se fosse un dono per sempre. La letteratura (e la poesia) in fondo altro non è che vita.

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  3. Viaggiando con Bea ha detto:

    Ciao Federico, ho letto per caso i tuoi pensieri per il tuo amico Stefano. Mi sono commossa sai. Hai esternato ciò che avevi nel cuore in maniera sublime. Tanto hai scritto e non mi sono stancata di leggere, anzi andavo avanti rigo dopo rigo. Invidio chi sa scrivere così bene e chi con semplicità riesce a trasmettere i propri sentimenti proprio come hai fatto tu. Un caro saluto Federico e spero di avere il tempo di leggerti ancora.

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Carissima Bea, sono molto lieto delle tue parole e te ne sono grato. Il mio amico Stefano ci ha lasciati troppo presto, ma ciò non significa che dobbiamo far finta di nulla o mantenerne il ricordo come se fosse semplicemente qualche cosa di privato. In fondo, comunicare è niente più niente meno che mettere in comune. Col tempo ho poi imparato che pensare e scrivere non sono due momenti distinti, o sempre distinti, ma appartengono a un unico atto viscerale. Scrivere equivale a vivere. Per questo o una pagina sa di vita o rischia di essere solo esercizio di stile. Che, intendiamoci, ha una sua valenza specifica, ma è un’altra cosa. Ecco, poter parlare di Stefano è in fondo poter mantenere in vita ciò che ancora vive in me (e pure in lui).
      Nel risponderti mi rendo conto che parlo a te, certo, ma anche a me. E pure di questo ti ringrazio.

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      1. Viaggiando con Bea ha detto:

        Grazie per aver apprezzato ciò che ho pensato del tuo scritto nei confronti di Stefano. Dalle tue parole trapela un affetto grandissimo di questo amico che non c’è più. Parlarne non fa male a nessuno anzi è un atto liberatorio perché tenersi il dolore tutto dentro fa tanto male. Bravo ancora per come ci hai saputo trascinare nel tuo “IO”. Un caro saluto

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      2. Federico Cinti ha detto:

        Ma grazie ancora a te, carissima Bea: per me è un piacere potermi confrontare con coloro che hanno le mie stesse passioni, in questo caso la scrittura e la poesia. e poi scrivere e leggere sono atti di eccezionale condivisione.
        Ciao e a presto e, ovviamente, ancora grazie!

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      3. Viaggiando con Bea ha detto:

        La mia passione è fotografare e viaggiare. Scrivere mi crea spesso disagi perché non riesco a trasferire i miei sentimenti così facilmente come hai saputo fare tu. Al prossimo post. Ciaoo

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      4. Federico Cinti ha detto:

        In questo, allora, siamo complementari! Io sono molto scarso, al contraro di te, a cogliere l’attimo. Bene così!
        Ciao, carissima, e a presto!

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      5. Federico Cinti ha detto:

        Ciao a te, carissima!

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  4. pensarealtraluce ha detto:

    Anche io mi sono commossa… grazie per le tue parole

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    1. Federico Cinti ha detto:

      Ti ringrazio, carissima, di queste parole: chi è stato veramente importante nella nostra vita continua a esserlo sempre, finché ne serbiamo gelosamente la memoria. L’esigenza del ricordo spinge poi a scrivere e testimoniare in un’eterna condivisione, «corrispondenza d’amorosi sensi».
      Ancora grazie e a presto…

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