Assidua vanità, tra il tutto e il nulla
langue meditabondo il lanternino:
urge il pensiero, il cuore si trastulla.
Inizia allo spettacolo il cammino:
grida l’ansia del vivere, frammenti
in un inesorabile declino.
Pulviscolo di sogni era Girgenti,
il cielo, il mare: immersa in uno specchio
rideva nei suoi frusti monumenti.
Attesa d’un ritorno, il nuovo e il vecchio
nuotavano tra le onde. Un’altra via
diceva il senso, luna dentro il secchio.
Evanescente immagine, armonia
labile nella forma, nelle vesti
lacere apparve il volto di Mattia.
Ombra d’un nome, nulla più, modesti
indizi d’una voce, d’una vita
lasciata oltre le palpebre ai pretesti.
Nell’acqua, al vento, soglia indefinita
alla vista su cui scivola il piede
radente, ardue macerie tra le dita.
Chi vive, quando vive, non si vede,
invito d’una maschera dissolta
senza un perché credibile. Procede
in silenzio, cercando, a volta a volta,
sotto un cielo strappato sul più bello:
tra il tutto e il nulla tacito ci ascolta,
ardua montagna, in dubbio, Pirandello.
Me lo immagino entrare e uscire «ciabattando», come era uso apparire e sparire Anselmo Paleari nel Fu Mattia Pascal, Luigi Pirandello, magari «scuotendo la cenere del suo sigaro» in chissà che frammento d’acquasantiera. Dissacrazione, tutto qui, sui frantumi di qualche desueto oggetto sacro oppure ghiribizzo d’una mente inquieta al di là dello sfacelo. L’inizio del secolo non era giunto invano: aveva fatto irruzione, fischiando e ululando, simile al treno in corsa di tante sue novelle. Entrava e usciva di scena, anch’egli sotto le mentite spoglie d’una maschera, quasi che l’autore avesse bisogno d’un artificio per irrompere nella vicenda narrata e dileguarsene. E bravo, Luigi: ora che hai preso il nome di Anselmo, credimi, tutto appare nella sua luce. Anche la «lanterninosofia», con i suoi rigurgiti di coscienza, m’appare meno inquietante. Una questione di specchi, come per Narciso, una vicenda di riflessi e riflessioni. Forse anche Bonn, dove si era laureato, non era poi tanto diversa, forse solo un po’ più fredda e cristallina.
Girgenti era là, ma sarebbe diventata quello che era stata, potenza evocativa dei nomi e delle loro corruzioni, Agrigento. Nel 1927, certo, quando Pirandello era già uno scrittore di successo, poeta romanziere drammaturgo. Eppure, i resti degli antichi templi non sembravano molto differenti dalla Roma postunitaria, umbertina. Ai suoi occhi era ciò che non poteva più essere, destrutturazione di un mondo senza epoche, se non nei libri di scuola. Ecco, l’eterno contrasto tra vita e forma o, per meglio dire, forma e vita. i luoghi non ne sono esenti, come affermava pure un’altra maschera dal naso storto di Pirandello, Gengè Moscarda, in Uno, nessuno e centomila.
Eppure, l’acqua, solo l’acqua rende possibile la prima immagine speculare. Anche a Miragno era stato così. lo aveva compreso subito Mattia che, tuttavia, era già un altro, aveva già deposto se stesso per prendere il nome, solo il nome, di tale Adriano, adriano Meis. In treno, naturalmente, sempre in treno. Lo specchio, questa volta, lo specchio inganna: nel guardare se stesso, Mattia vede Adriano o, più precisamente, Adriano non può che vedere Mattia. Anche quell’acquasantiera va in frantumi inesorabilmente. Anselmo Paleari non lo sa, Luigi Pirandello sì, confusione e diffrazione. Tutto non è come sembra, pur pretendendo di essere ciò che sembra. Lo sapeva, certo, lo sapeva che tutto quanto in vento et rapida scribere oportet aqua (Catullo, carm. LXX 4).
© Federico Cinti
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Link, saluti, juan
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Ti ringrazio di cuore, carissimo Juan!
Ciao e a prestissimo…
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Amo Pirandello da sempre. C’è una storia che racconto ne Il Madremoto, un episodio che mi lega profondamente a lui, a quell’uomo che ha fatto della sua scrittura un gesto poetico freudiano.
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Carissimo Guido, bisognerà io legga assolutamente «Il madremoto».
Anch’io apprezzo profondametne Pirandello: ha uno stile che sento mio. e poi è in grado di scardinare le ipocrisie del mondo con una leggerezza tutta sua.
Grazie delle tue parole e della tua segnalazione!
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Grazie a te… Il teatro di Pirandello mi ha salvato letteralmente la vita.
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Non stento a crederlo. Per me è stata una scoperta, temporibus illis. Anche a scuola piace tanto. E anche ora, tra di noi, è motivo di scambio e di conoscenza.
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