Con grande gioia e soddisfazione, e non senza un poco di stupore, una mia lirica, di fine estate, ha ricevuto il premio del presidente al IV Premio Letterario «I colori delle parole», consistente in una coppa e in un diploma di merito. Ringrazio la giuria tutta e in particolare il presidente, la dott.ssa Cinzia Baldazzi, dalle cui mani ho ricevuto l’ambito riconoscimento. Meglio di tante mie divagazioni parlerà per me il testo poetico vincitore, che riporto di seguito.
Madreperla di nuvole, l’incanto
si sciolse in calde lacrime all’estate
sul punto del non essere. Era il pianto
lustrale sulle foglie accartocciate
nel respiro dell’attimo, perplesso
rincorrersi di mille antiche fate.
Ebbra la soglia, un palpito sommesso
la carezza tenace in cui s’imbeve
il cuore oltre ogni vincolo, ogni eccesso.
Fu un profumo dolcissimo, una neve
posata su ogni dove, fu l’essenza
fuori del tempo, il tuo sospiro lieve,
il mio sospiro, un brivido d’assenza
in cui smarrirsi per un sogno insano
e ritrovarsi poi alla tua presenza.
Così mi sentii prendere per mano
lungo la via. Tra il pallido vapore
la certezza che nulla era più invano.
Sogno di quasi autunno, tra il torpore
dei giorni, in cui la palpebra del cielo
caduca insegue il correre delle ore.
Una spada di luce squarciò il velo
tetro di nubi, zampillò un sussurro
tiepido e rise un fiore sullo stelo
Era un giorno di pioggia, d’inizio settembre: il cielo di color madreperla si sciolse a un certo punto in calde lacrime di pioggia. Ritrovai quell’«incartocciarsi delle foglie / riarse» di cui canta il buon Montale (Spesso il male di vivere ho incontrato, 3-4), nell’incantesimo shakespeariano delle fate di Titania nella foresta onirica dell’amore. Si era sulle soglie del bosco, su cui il vate chiedeva a Ermione in procinto di metamorfosi di tacere, perché non udiva «parole / che dici / umane» (G. d’Annunzio, La pioggia nel pineto, 1-4). E ritrovai il candore d’un profumo simile a neve, in un dolcissimo sospirare di donna. Fu un sogno in cui mi smarrii e in cui mi ritrovai. Ma qualcuno mi prese per mano e i nostri ombrelli si fusero per sempre assieme in un abbraccio, simile a quello di Filemone e Bauci. Il resto fu poesia, solo poesia: la donna a cui la dedico lo sa.
© Federico Cinti
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