Federico il mio nome. Non troppe certezze oltre questa.
Sto dove Bologna finisce e comincia la Croce,
lembo di terra che ancora non è Casalecchio
e non è più città, sospeso tra il placido Reno
e il Colle della Guardia, su cui veglia assorto San Luca.
Amo la poesia, quel soffio solare di vita,
sostanza dei giorni trasfusa dal cielo alla terra,
sapore di cose, tavolozza di tenui sospiri
schiusa all’infinito. Nel petto l’anelito eterno
di scrivere, di narrare, di tessere storie, sognare
ben oltre l’ostacolo la via che conduce al reale.
Dentro la fantasia si cela la scienza del vero,
il senso del tempo che corre e trascorre silente.
Attendo paziente lungo la liquida soglia
lo scambio, il sorriso, la nota che vibra nel vento
e s’apre a mondi reconditi, vaghi, inaccessi.
Su questa mia barca cerco quell’isola forse
smarrita, chissà, non ancora trovata.
Nostalgia d’un essere che vede lontano una riva
e vi s’abbandona con animo semplice e grato.
© Federico Cinti
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