Al concorso poetico «Lampi di poesia», indetto dall’associazione « Monginevro cultura» di Torino, non avevo partecipato inviando solo Nevicata, cui è stato assegnato il primo posto nella sezione A (testi brevi in lingua italiana), ma pure Ti penso e In dissolvenza. Preso dallo stupore per il risultato, avevo omesso di riportare gli altri due testi che, comunque, hanno ricevuto la menzione di merito, riconoscimento non meno importante e di cui ringrazio ancora il Presidente e poeta, Sergio Donna.
riporto di seguito i due testi con il relativo giudizio critico della giuria.
Ti penso
Ti penso. L’anima si perde all’ombra
d’antiche immagini, d’un sogno. Eppure,
vano per l’aria riappare il volto
noto in un sibilo lieve di vento,
sorriso pallido. Nel cuore vivi
di rosea grazia, vivi di luce
lontana, tenue speranza al cuore
che attende. Gioia di quest’istante
eterno: l’attimo sfuma pian piano
dove non limite c’è, dove il tempo
non ha principio né fine. Stringo
in un abbraccio ciò che mi è caro,
oltre la soglia dell’infinito.
Motivazione della giuria
Intensa poesia che palpita d’amore: i versi scorrono in un attimo breve, che sfuma pian piano, e si perde oltre la soglia dell’infinito.
Mentre il primo testo è in rolliani, la riproposizione italiana inventata da Paolo Rolli per rendere i faleci della poesia classica, il secondo è in dimetri giambici, resi con settenari sdruccioli. Questa piccola nota tecnica spero non disturbi troppo i miei lettori.
In dissolvenza
Nell’ora immota attendere
che s’apra il varco. L’anima
appesa all’inquietudine
veglia: nel suo rifugio
di sogni un viso tremola
dimenticato. Pallida
dissolvenza nell’ardua
tensione: dentro l’ultimo
raggio nuota una nuvola
smarritasi. Il crepuscolo
si chiude come palpebra
né tenta di resistere
al buio. Solitudine
giunta improvvisa, brivido
che percorre la concava
vacuità che ci abbraccia
ormai. L’ansia dell’attimo
non ha ragione d’essere
più. Già lontano è il palpito
di cui il cuore s’inebria.
Motivazione della giuria
Lirica evocativa, con sapiente uso della metrica.
Non voglio aggiungere altro: i testi poetici comunicano già di per sé.
© Federico Cinti
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